L'angolo del Dottor Krolik
       
     

In questo numero, dedicato a Vladimir Nabokov, abbiamo voluto pubblicare un pezzo veramente raro, un dono ghiotto, per cultori ed amanti del mondo vegetale.

Si tratta di un estratto dalla magnifica follia in versi di Erasmus Darwin, nonno del più celebre Charles, dal titolo "The botanic garden" (1971). Il bizzarro poema costituisce un tentativo di mescolanza tra arte e scienza, e contiene alcune anticipazioni dell'opera del nipote "L'origine delle specie". È una storia epica del mondo. Ha le sembianze di un incredibile pot-pourri di nozioni pseudo-scientifiche, teorie scientifiche del diciottesimo secolo, accadimenti storici, mitologici, astrologici, allusioni letterarie, storia della botanica, classificazioni e descrizioni di piante, excursus didattici sulla poesia e sull'estetica. L'intrigante volume, uscito nel 1971, corredato di incisioni mitologiche e di disegni di piante, specie orchidee, è diviso in due parti: "The Economy of Vegetation" e "The Loves of the Plants". È gremito di note, e note su note, e, nella seconda parte, di una serie di piccoli interludi che sono poi discussioni sull'arte e sulla scienza tra il poeta e il libraio. L'intero progetto è seriamente "al di fuori del suo tempo", e potrebbe a ragione richiamare alle nostre menti una sorta di "Pale Fire" della botanica, vista la forte consapevolezza dell'intero processo della creazione che lo caratterizza. La connessione tra l'idea parallela della creazione in arte e in natura è, infine, particolarmente cara anche al nostro Nabokov (e presentissima in "Ada").

       
     

GLI AMORI DELLE PIANTE

di Erasmus Darwin

       
   

DAL CANTO I

Scendete aerei Cori, e voi scendeteSilfi lieve-aleggianti, e con le molli
Dita vezzose risvegliar vi piaccia
L’armonìa chiusa ne l’argentea lira:
Voi col magico pié stampate, o Gnomi,
Vostri cerchj sull’erba, e de le fila
Commosse il soavissimo tintinno
Concordi a’ vostri passi, intanto ch’io
A l’umil suon di facile zampogna
In dolci modi la ridente canto
Speme de’ prati, e gli amorosi affanni.
Da’ Roveri giganti, che tentennano
Nell’aere il capo annoso, infino al tenue
Musco pigmeo, che sulla lor corteccia
S’arrampica, qual mai di Belle stuolo
E di giovani Drudi empie i festosi
Boschi, e sospira e piega e cara infine
Ottien mercede de’ suoi casti affetti!
Mira; il freddo GALANTO ed il Giacinto

Galanthus Nivalis: questo è il primo fiore che compare dopo il solstizio d’inverno.

Da gli occhi azzurri sul ruscel curvandosi
Mescono il pianto lor; la Primoletta
Pallida e la patetica Viola
Piegano il capo grato-olente, e meste
A l’alito di zefiro sussurrano;
La gelosa Sanicola declina
Le fosche bocce, e il vergin Fiordaliso
Segretamente sospirando langue.
Ma de la Rosa il giovine marito,
In sua bellezza rigoglioso, oh quanta
Bee voluttà da la vermiglia tinta
Ond’ella adorna vergognando il volto!
Le innamorate Madreselve in tanto
S’incontrano, s’abbracciano, s’annodano
Con caldi amplessi, e imprimono commosse
Su le melliflue labbra alterni baci.
Taccia de’ venti il sussurrìo; fermate
La dolce-mormorante onda, o ruscelli;
E muta a’ frescheggianti alberi in vetta
Sieda la calma. Da gli aerei giri
Scendan gli scarabei; né a voi rincresca
Di riposar le tremule vostr’ali,
Argentee farfallette. Le dipinte
Sfingi raccolgan l’aureo-occhiute piume,
Curvin le lunghe antenne, e de le trombe
Svolgan le spire; sovra la verzura;
Brilli la vispa luccioletta; Aracne
Lunghesso i tesi stami suoi discenda;
Anco le tarde chiocciole cornute
Sdrucciolin quivi co’ smaltati nicchj;
E voi, Ninfe-Api, da’ cerosi favi
Intento orecchio a’ canti miei prestate.

   

O BOTANICA MUSA! O tu che scorto
Hai coll’aerea man l’illustre Sveco
Luce del secol nostro, e, visitando
Seco le valli rugiadose e gli erti
Monti e le selve e i sinuosi lidi,
Svelasti a gli occhi suoi ad uno ad uno
I tesòr del tuo regno ed i misteri;
Deh! Narra a me quante sovr’ogni foglia
Piccole Grazie si raccolgon, quanti
D’un fiore in sen folleggiano Piaceri,
E quante infine Amor-insetti libransi
Su leggerissim’ali di farfalla,
Le punte aguzzan de gli aculei, e scoccano
Fulgidi strali da l’elastic’arco.
Primiera s’offre l’alta CANNA; al cielo

CANNA: (canna Indica L.) Canna, o canna d’India. Ciascun fiore contiene un maschio ed una femmina. Questa pianta viene recata dalle regioni calde dell’Asia e dell’Africa entro le nostre serre, e porta un bel fiore chermisi. Gl’Indiani servonsi dei semi per sostituirli alle palle d’arme da fuoco; ed in alcune contrade cattoliche vengono invece infilzati ad uso di rosario.

Erge il capo ricciuto, e la man stende
All’invocata nuzïal catena
Che a l’amante l’annoda. Ahi savia coppia!
Nata in suolo più mite il crudo teme
Soffio de l’autunal brinata aurora!
Ma il buon consorte piega la vermiglia
Veste a la Bella abbrividita intorno,
E timorosa se la stringe al petto.
CALLITRICHE gentil! Ve’ come accese

CALLITRICHE: (callitriche cerna L.), questo fiore contiene un maschio e due femmine. Le foglie superiori crescono in forma d’una stella; ragione per cui da Ray e da altri chiamasi stellaria aquatica. I suoi gambi e le sue foglie galleggiano da lontano sopra l’acque, e non di rado sono per modo intarsiati insieme in modo da potervi comodamente passar sopra. Il maschio vive talvolta in un fiore separato.

Da’ tuoi occhi stellati e dal raggiante
Volume del bel crin, tra lor contendonsi
Due Verginelle del tuo cor l’impero!
Su verde sponda il giovinetto asside,
E, lavando nel rìo le sparse trecce,
Mira la bella immagine dipingere
L’onda fuggente, né il rapito ciglio
Più ritorce dal liquido cristallo.
Due germani Pastor vaghi del paro,
E del nome gentil ambo superbi 85
Che a’ COLLIN usurpâr, di rival fiamma
Per la bella COLLINIA ardono a un tempo.

COLLINIA: (collinsonia Canadensis L.) due maschi, una femmina. Io ho ultimamente osservata una circostanza singolarissima in questo fiore: ognuno de’ due maschi sta molto lontano e diverge assaissimo dall’altro; e la femmina si piega fino a giugnere a contatto con uno di essi; dopo alcun tempo lo abbandona, e si applica all’altro. Egli è probabile che una delle antere possa maturare avanti all’altra. La femmina dell’epilobium angustifolium s’incurva giù fra i maschi per molti giorni, e si rialza tosto che è fecondata.

La fronte increspan nubilosa, e l’occhio
Irrequïeto l’un su l’altro gira.
Con affetto pietoso ambo compiagne
La vergin Bella, e sorridendo acqueta
Alternamente la gelosa coppia
Col dono imparzïal di sue carezze.-
Tu fra tanto, adorabile MELISSA,

MELISSA: (melissa officinalis L.) ciascun fiore contiene una femmina e quattro maschi, due de’quali sono più alti; per lo che questa classe viene chiamata didynamia, ossia due poteri. Ho osservato nella ballota, ed in altri i fiori di questa classe, che i due stami o maschi inferiori arrivano alla maturità prima dei due più alti. Dopo che questi hanno versato il loro polline, si rivolgono all’infuori; ed il pistillo, ossia la femmina, continuando ad innalzarsi un pochettino, si applica agli stami superiori.

Al profumato altare tuo dinanzi
Umilmente piegar vedi il ginocchio
Due cavalier, cui seguono due servi.-
E mentre a l’ombra de l’idalio mirto
S’orna GENISTA d’olezzanti fiori,

GENISTA (genista L.) ginestra. Dieci maschi, ed una femmina. I maschi sono generalmente uniti al fondo in due serie, per lo che Linneo ha chiamata questa classe diadelfia, ossia due fratelli: nulladimeno nella genista sono uniti in un fascetto solo. I fiori di questa classe sono chiamati papillionacei per la loro somiglianza ad una farfalla, come nel fiore di piselli. Nello spartium, o ginestra comune ho notato di recente una curiosa circostanza; i maschi, ossia gli stami, sono distribuiti in due fascetti, uno dei quali s’innalza sopra l’altro d’un quarto di pollice; il fascetto superiore non può arrivare alla maturità così presto come l’inferiore, e lo stimma, ossia il capo della femmina, trovasi tra il fascetto superiore, ossia immaturo; ma sì tosto come il pistillo ha acquistato abbastanza d’ingrandimento per dischiudere la carena, egli si ritorce all’istante come un corno da caccia, ed inserisce il suo capo, ossia lo stimma, nell’inferiore o maturo fascetto dei maschi. Il pistillo, ossia la femmina, continua ad allungarsi, ed in pochi giorni arriva di nuovo a porsi in mezzo al fascetto superiore per tempo della sua maturità. Per convincersi di questo fatto maraviglioso, non si ha, che ad aprire la carena dei fiori di ginestra prima che si sieno schiusi spontaneamente.

E dieci tentan cupidi germani 100
Amor destarle nel superbo core;-
Cinque supplici amanti, in altra parte,
Mostrano i cari lacci, onde gli avvinse
La vezzosa MEADIA; e, l’un per mano

MEADIA (dodecatheon meadia L.). Cinque maschi ed una femmina. I maschi, ossia le antere, si toccano l’uno con l’altro. La bellezza straordinaria di questo fiore indusse Linneo a dargli un nome esprimente le dodici divinità, ed il dott. Mead ad affidargli il proprio. Il pistillo è molto più lungo degli stami, quindi i peduncoli de’ fiori sono elegantemente curvati, affinché lo stimma possa pendere all’ingiù e ricevere polvere fecondante dalle antere.

 

   

Traendo l’altro, insiem recansi innante
A la Bella contesa: ella dai labbri
Lascia sfuggir maliziosetta un ghigno;
Voluttuosa in atto a tutti porge
Ben che indistinto lusinghier saluto;
Agita a l’aura il crin dorato; e l’occhio
Nero brillante a ognun rapida volge.
Cocente voluttade arde la bella
IRIDE vario-pinta, ed alternando

IRIDE (iris L.) Tre maschi, una femmina. Alcune specie d’iride hanno un fiore vagamente screziato; il largo stimma, o capo della femmina, copre i tre maschi, contraffacendo un petalo con le sue divisioni. Nell’iris persica l’estremità del petalo inferiore è porporina, con orli bianchi, e strisce ranciate; e s’insinua, per così dire, nella bocca del fiore a guisa d’un insetto; col quale inganno ella probabilmente nel suo clima nativo previene che un simile insetto non la depredi del suo male: gli orli del petalo inferiore si combaciano con quelli del superiore: lo che impedisce, che non si apra soverchiamente durante il giorno, e lo facilita a rimettersi alla notte; come pure ne viene esclusa la pioggia, mentre ne è ammessa l’aria.

Spengon la fiamma, che le serpe in seno,
Tre non gelosi giovani mariti.-
Ma la penosa ALCEA di vane brame

ALCEA (alcea rosea flore pleno) I fiori doppj, di cui tanto dilettansi i fioristi, sono da’ botanici riguardati come mostri vegetabili. In alcuni di questi i petali sono moltiplicati tre o quattro volte, ma senza escludere gli stami; quindi producono alcuni semi, come nella campanula: ma in altri i petali diventano così numerosi da escludere totalmente gli stami, o i maschi, come nella caltha, nella peonia e nell’alcea; queste non producono semi, e sono chiamati eunuchi.

Ognor si strugge. Ahi sventurata la pari
De la trista Eloisa, ell’ama e piagne!
Non lunge intanto, ben da lei diversa,
le lunghe cure de l’ardente sposo 120
Sprezza la fredda CURCUMA, ed obbliquo

CURCUMA (curcuma L.) Un maschio ed una femmina; ma vi sono inoltre quattro maschi imperfetti, o filamenti privi delle rispettive antere, chiamati da Linneo eunuchi.

Torce la schifa sovra lui lo sguardo:
Ma però quattro giovinetti imberbi,
Co’ dolci modo e verecondi offici
Di platonico amore, a poco a poco 125
Movono il cor de la infelssibil ninfa.
Fugge l’atro CIPRESSO de la bruna

CIPRESSO (cupressus sempervirens L.). Una casa. I maschi vivono in fiori separati ma sulla stessa pianta. I maschi di alcune di queste piante che stanno in fiori separati dalle femmine, hanno una membrana elastica; la quale lancia loro il polline ad una distanza considerabile, allorché le antere si aprono; il qual polline, se il giorno è sereno, spesse volte rassembra una nube, come può vedersi nell’ortica comune.

Sposa gli abbracci; fra i medesmi lari
Giacciono entrambi, ma lor sonno accoglie
Letto diverso. – L’orgoglioso OSIRI

OSIRI (osyris alba L.) Due case. I maschi e le femmine sono in differenti piedi di pianta. Sonvi molti esempi da riferire in cui le femmine sono state fecondate a grandissima distanza dal loro maschio: il polline dischiuso dalle antere è leggerissimo, sottilissimo, abbondantissimo, cosicché può stendersi assai ampiamente nell’atmosfera, ed esser portato a’ lontani pistilli, senza supporre una particolare attrazione.

Schiva del par l’irata sua compagna,
e separata stanza alberga questa
Coppia che i riti del bel Mondo segue.
Di PIANTAGGINE il germe tralignato

PIANTAGGINE (plantago major rosea). In questo mostro vegetabile le brattee, ossia sfoglie, s’allargano fuor di misura, e si convertono in vere foglie. Le squame dell’amento nel salix rosea, col crescere diventan foglie, e producono altri generi di mostri.

Mostruoso, deforme, all’aure estolle
Le cento teste. Pur molle donzella
A sue note amorose apre l’orecchio,
E, avvinta il busto da sue cento braccia,
Contra il seno di lui palpita ed arde.
Tal la bella Desdemona infelice
Compiangendo pendea da’seducenti
Labbri d’Othello; a la dolente storia
D’ogni suo strano evento il seno alzava
Con un sospiro; l’umide pupille
Ne le pupille sue fise tenea;
Ebbra infine d’amore abbassandosi
Sul mauritan fuligginoso petto. […]

     

       
     

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