Lemmata
       
  immagine: Balthus,
la partita di carte
   
       
   

Rubrica del linguaggio incandescente.

Questa rubrica è un omaggio alla parola viva, al verbo dinamico, incandescente. Oggi c'è un "tipo di linguaggio che è diventato da difficile incomprensibile, semplicemente perché è cambiato il nostro atteggiamento verso di esso, verso l'uso che se ne può fare". Questo glossario in fieri, attinge a quegli autori che hanno sempre lavorato contro la deteriorazione e la consumazione del vocabolario, delle parole scelte e precise che si trovavano di volta in volta ad usare.

Lemmata, in questo numero, è un omaggio a Roger Caillois, figura imprendibile di Giocatore: il suo sfaccettato agire, come la magnifica definizione del suo Gioco - lunga del resto un libro e il libro di una vita – “sceglie le sue difficoltà e per così dire le irrealizza. Poggia sicuramente sul piacere di vincere l’ostacolo, ma un ostacolo arbitrario, quasi fittizio, istituito alla misura del giocatore e da lui accettato. La realtà non ha di queste delicatezze”. Distillare lemmi del suo magmatico spiraliforme pensiero è cosa azzardata ed iniqua. Eppure questo rischio è “un rischio affascinante, e che val la pena di essere corso”…

Per chi fosse incuriosito, o anche più, da quest’enigmatica figura, da non perdere è: “Roger Callois”, a cura di Ugo Olivieri, n.23 di "Riga", Marcos y Marcos, di recentissima uscita.

di R. H. Alice Lagosse

       
     
       
     

A

AGON
Esiste tutto un gruppo di giochi che presenta le caratteristiche della competizione, vale a dire di un cimento in cui l’uguaglianza delle probabilità di successo viene artificialmente creata affinché gli antagonisti si affrontino in condizioni ideali, tali da attribuire un valore preciso e incontestabile al trionfo del giocatore. (…) Per ogni concorrente, la molla principale del gioco è il desiderio di veder riconosciuta la propria superiorità in un determinato campo. Per questo la pratica dell’agon presuppone un’attenzione costante, un allenamento appropriato, degli sforzi assidui e la volontà di vincere. Implica disciplina e perseveranza. Lascia al campione le sue sole risorse, lo spinge a trarne il miglior partito possibile, lo obbliga infine a servirsene lealmente e entro i limiti stabiliti che, uguali per tutti, hanno in compenso la funzione di rendere indiscutibile la superiorità del vincitore. L’agon si presenta come la forma pura del merito personale e serve a manifestarlo.

ALEA
L’alea sottolinea e rivela il favore del destino. Il giocatore vi è totalmente passivo, non deve impegnarvi le sue qualità o disposizioni, le risorse della sua abilità, dei suoi muscoli, della sua intelligenza. Deve solo aspettare, con speranza e trepidazione, il verdetto della sorte. Rischia una posta. (…) L’alea nega il lavoro, la pazienza, la destrezza, la qualificazione; elimina il valore professionale, la regolarità, l’allenamento. Ne vanifica in un attimo i risultati accumulati. È avversità totale o fortuna assoluta.

I

ILLINX
Un’ultima specie di giochi comprende quelli che si basano sulla ricerca della vertigine e consistono in un tentativo di distruggere per un attimo la stabilità della percezione e a far subire alla coscienza, lucida, una sorta di voluttuoso panico. In tutti i casi, si tratta di accedere a una specie di spasmo, di trance o smarrimento che annulla la realtà con vertiginosa precipitazione.

L

LUDUS
Il ludus proprone al desiderio primitivo di giocare e divertirsi degli ostacoli arbitrari continuamente rinnovati; inventa mille occasioni e mille strutture in cui trovano appagamento sia il desiderio di distensione che il bisogno, di cui l’uomo non sembra potersi liberare, di utilizzare in pura perdita il sapere, l’applicazione, l’abilità, l’intelligenza di cui si dispone, senza contare il dominio di sé, la capacità di resistenza al dolore, alla stanchezza, al panico o all’ebbrezza.

M

MIMICRY
Ogni gioco preseuppone l’accettazione temporanea, se non di un’illusione (per quanto quest’ultima parola non significhi altro che entrata in gioco: in-lusio), almeno di un universo chiuso, convenzionale e, sotto determinati aspetti, fittizio. Il gioco può consistere non già nello sviluppare un’attività o nel subire un destino in un contesto immaginario, ma nel diventare noi stessi un personaggio illusorio e comportarci in conseguenza. Ci troviamo allora di fronte a tutta una serie di manifestazioni che hanno come cartteristica comune quella di basarsi sul fatto che il soggetto gioca a credere o a far credere agli altri di essere un altro. Egli nega, altera, abbandona temporaneamente la propria personalità per fingerne un’altra. Ho scelto di designare queste manifestazioni con il termine di mimicry, parola inglese che indica il mimetismo, segnatamente degli insetti, per sottolineare la natura fondamentale ed elementare, quasi organica, dell’impulso che le suscita.

P

PAIDIA
(…) All’origine del gioco c’è una libertà prima, originaria, che è esigenza di distensione e insieme distrazione e fantasia. Questa libertà è il motore indispensabile del gioco e rimane all’origine delle sue forme più complesse e più rigorosamente organizzate. Una simile potenza primaria d’improvvisazione e spensieratezza, io la chiamo paidia. (…)

       
     

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